sabato 14 novembre 2009

2666, il romanzo che ha rivelato il genio di Roberto Bolaño

gianfranco andriola -


2666, il romanzo che ha rivelato il genio di Roberto Bolaño

Pubblicate da Adelphi le ultime due parti “La parte dei delitti - La parte di Arcimboldi”

Con la pubblicazione delle ultime due parti "La parte dei delitti - La parte di Arcimboldi", per Adelphi, si conclude la "spezzettata" vicenda editoriale del romanzo 2666, capolavoro dello scrittore cileno (di nascita, ma ramingo per il resto della sua vita) Roberto Bolaño. Le prime tre parti, "La parte dei critici - La parte di Amalfitano - La parte di Fate", che insieme alle ultime due compongono l'intera opera sono state pubblicate nel 2007, sempre da Adelphi e sempre nella traduzione di Ilide Carmignani.

Un romanzo in cinque parti


Le cinque parti che compongono 2666, immaginate da Bolaño come libri distinti da pubblicare separatamente e poi riunite in un unico romanzo dagli eredi dopo la morte dell'autore, conservano l'idea iniziale di pentalogia. Rispetto alla trama le connessioni tra le parti non sono sostanziali, ma riguardano il solo luogo (Santa Teresa, Messico) e tempo (la fine degli anni 90) in cui tutte e cinque le storie vanno a ricongiungersi. Per il resto il vero elemento che unisce tutte le parti è lo stile della narrazione, capace di restare coerente per tutte le 1.100 pagine del romanzo e al tempo stesso di adeguarsi alle atmosfere di ognuna delle cinque partiUn romanzo in cinque parti

Che 2666 sia uno dei più alti esempi di narrativa pubblicato negli ultimi anni il lettore, quello scaltro, lo intuisce sin dalle prime pagine de "La Parte dei critici", dove quattro germanisti, tre uomini e una donna, di diversa nazionalità (Spagna, Inghilterra, Francia, Italia) si imbatteranno per ragioni diverse nel misterioso scrittore tedesco dal nome inusuale, Benno von Arcimboldi. Grazie alla comune passione per la letteratura di Arcimboldi finiranno per incontrarsi, conoscersi e frequentarsi fino a ritrovarsi in un ambiguo quadrilatero sentimentale al quale fa da sfondo un'Europa un po' decadente eppure descritta da Bolaño con evidente ammirazione quasi nostalgica. I critici, seguendo le tracce di Arcimboldi, nel frattempo diventato caso letterario da Nobel, finiranno a Santa Teresa, sperduto paese al confine tra Messico e Stati Uniti ormai da anni teatro di misteriosi femminicidi.

Ad accogliere i quattro critici in Messico sarà Oscar Amafitano protagonista, insieme alla sua ex moglie (fuggita in spagna insieme a una amica all'inseguimento dell'amore non corrisposto per un poeta ormai pazzo) e a sua figlia, della seconda parte di 2666, "La Parte di Amalfitano" appunto. Probabilmente queste sono le pagine in cui si Bolaño concede, attraverso i pensieri di Amalfitano, riflessioni più autobiografiche e disincantate sulla figura dell'intellettuale sudamericano, sul suo ruolo politico (nel senso peggiore del termine), quasi "integrato" nelle pseudo-democrazie dei paesi del Sudamerica.

E invece da New York che parte il cronista Oscar Fate, protagonista de "La Parte di Fate", per seguire un incontro di box proprio a Santa Teresa, dove, quasi senza rendersene conto, si troverà immischiato insieme alla bellissima figlia di Oscar Amalfitano, già conosciuta nella parte precedente, in una sporca storia di sesso e droga nello spietato deserto messicano. Qui lo stile di Bolaño cita, senza mai abusarne, le atmosfere noir/ hard boiled che hanno fatto grande la narrativa di genere americana (Chandler e Hammett su tutti) per poi passare, in coincidenza dell'arrivo di Fate in Messico, ad atmosfere che ricordano il primi film di Robert Rodriguez ("El Mariachi" e "Dal tramonto all'alba") a sua volta chiamato in causa nei dialoghi dei protagonisti.

"La Parte dei delitti" è di sicuro la più sperimentale delle cinque. Molteplici storie si sovrappongono l'una sull'altra scandite dai continui ritrovamenti dei cadaveri delle donne morte a Santa Teresa. In queste pagine avremo modo di conoscere il giovane e intraprendete poliziotto Lalo Cura, l'agente Juan de Dios Martinez e la sua amante Elvira Campos, il seria killer agiofobico "il Penitente", i polleros e i coyotes (contrabbandieri che trasportano dietro compenso clandestini dal Messico agli Stati Uniti ), il giornalista Sergio Gonzàles che cerca invano le verità che si nascondono dietro i femminicidi , la veggente Florita Amada, i lavoratori e lavoratrici delle maquiladoras (fabbriche messicane), il cinico sbirro Epifanio, il super poliziotto americano osannato dalla polizia locale Albert Kessler chiamato dalle autorità messicane a risolvere il caso dei femminicidi, l'anziana deputata Azucena Esquivel Plata e la sua amica d'infanzia Kelly Parker Rivera, il tedesco (proprio come Arcimboldi...) Klaus Haas possibile omicida e probabile capro espiatorio degli omicidi. Tutti, ognuno a suo modo, coinvolti nelle centinaia di casi (tutti puntualmente archiviati) delle donne ammazzate a Santa Teresa.
Nella quinta ed ultima (ma non risolutiva...) parte del romanzo, "La Parte di Arcimboldi", sarà il prima bambino-alga e poi soldato del Terzo Reich Hans Reiter a guidare il lettore tra una serie di storie, e ancora storie nelle storie, fino ad arrivare a quella inseguita dai critici nella prima parte: storia di Benno von Arcimboldi.

Irrisolutezza stilistica
Il lettore è preso sin dalla prime pagine dal flusso incalzante della narrazione di Bolaño, è come se il ritmo della lettura fosse sempre in discesa, anche nella parti più descrittive e funzionali all'architettura della trama. A favorire questa sensazione contribuisce anche la scelta di editing di usare capoversi compatti e ampiamente separati l'uno dall'altro, che riescono a far respirare le pagine e, insieme, dare modo all'autore di giocare con le molteplici voci che abitano il romanzo. Leggendo 2666 si ha l'impressione che la conclusione sia sempre dietro l'angolo, che da un momento all'atro possa arrivare l'elemento che colleghi il tutto svoltando in un attimo la trama. Questo momento non arriva nemmeno alla fine del romanzo, ed è qui che forse risiede la grande capacità narrativa dell'autore, e non se ne sente minimamente la mancanza.

Spesso Bolaño è stato accostato, per stile e capacità narrativa a un atro immenso scrittore sudamericano Jorge Luis Borges, accostamento che per questo romanzo vale solo in parte, o quantomeno funziona solo se ci si ferma al primo Borges, il meno mistico, il non-ancora esoterico, quello di "Storia universale dell'infamia" (Adelphi) per intenderci.

2666, oltre ad aver avuto il merito di rivelare la letteratura di uno dei più capaci scrittori contemporanei, inventa una nuova tecnica di rappresentazione della narrazione: la convergenza verso irrisolto, verso il sospeso, verso il non narrato. L'irrisolto è presente in tutto il romanzo, a partire dal suo inspiegabile titolo fino a permeare la trama, le Parti, i capoversi.

Irrisolutezza storica

L'idea è azzardata, e spero che regga: 2666 può essere visto come la contrapposizione/risposta sudamericana ad "Underword" di De Lillo (Einanudi), probabilmente uno dei più spessi romanzi della narrativa nord-americana contemporanea. Dove De Lillo nel suo romanzo aggiunge episodi e personaggi presi Storia recente, cercando interpretazioni e risposte e facendo convergere tutta la narrazione verso un momento preciso, verso un alfa dal quale, come nella teoria del caos, scaturisce tutto il resto; Bolaño sottrae, e lo fa in maniera consapevole e deliberata. Le decine di personaggi che si muovono dentro 2666, alcuni protagonisti altri comprimari, ma tutti sempre raccontati in maniera vivida e indelebile per la memoria del lettore, lo fanno senza un disegno corale, senza un copione preciso a determinare le loro azioni.

È come se Bolaño suggerisse che in fondo non c'è nessuna ratio a determinare tutto il resto, che le morti delle centinaia di donne a Ciudad Juárez (ribattezzata Santa Teresa nel romanzo), terra di confine tra Messico e Stati Uniti, non fanno parte di un disegno segreto o se un disegno esiste a noi non sarà mai svelato; che l'auto amputazione della mano destra di un geniale pittore londinese ha solo una banale ragione apparente; che il bollente vento del deserto che sfoglia le pagine del "Testamento geometrico" sulla veranda di un professore di filosofia spagnolo non offrirà nessuna risposta; che il degenerare, tra narcotrafficanti e mariachi, di un festino nel deserto messicano non è conseguenza di nulla; che all'arrivo della seconda guerra mondiale in uno sperduto villaggio tedesco e nella vita dei suoi abitanti si può solo reagire come meglio si è capaci, cioè continuando a vivere.

Su tutto questo l'autore non esprime giudizi, non pone questioni morali, non suggerisce chiavi interpretative, ma si "limita" a narrare.

ROBERTO BOLAÑO
2666-I, LA PARTE DEI CRITICI - LA PARTE DI AMALFITANO - LA PARTE DI FATE
Traduzione: ILIDE CARMIGNANI
Editore: ADELPHI
Collana: FABULA
Anno di pubblicazione: 2007
Numero di pagine: 433
Prezzo: € 19,00
ISBN: 9788845922084 / 8845922081


ROBERTO BOLAÑO
2666-II, LA PARTE DEI DELITTI - LA PARTE DI ARCIMBOLDI
Traduzione: ILIDE CARMIGNANI
Editore: ADELPHI
Collana: FABULA
Anno di pubblicazione: 2008
Numero di pagine: 672
Prezzo: € 22,00
ISBN: 9788845923135 / 8845923134



(gianfranco andriola)

Ami  25 marzo 2009

 

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