mercoledì 19 maggio 2010

Il governo non muove un dito - cronache da Ciudad Juarez

Sergio González Rodriguez --Internazionale , marzo 2010)



Economia e politica sono colluse col narcotraflico.
Il cartello di ]uárez gode di appoggi in tutto il mondo
Mentre scrivo queste righe, a Ciudad ]uárez link interno un altro gruppo di ragazzi è appena stato attaccato da una banda di criminali che ha fatto irruzione a una festa, Un ragazzo è morto sul colpo e sette sono rimasti feriti. L'aggressione ha ripetuto lo stile del massacro del 31 gennaio scorso. La violenza e l’insicurezza della “città più pericolosa del rnondo" nascono dalla simbiosi tra il cartello di ]uárez, che ha sede in città, e i poteri politici ed economici, che hanno interessi anche fuori dall’ambito locale o nazionale.
Sono anni ormai che il cartello di Juárez si dedica al sequestro, alla tortura, allo stupro e all'omicidio di donne. Un diversivo sistematico che è servito a intimidire le autorità e a riaffemiare il dominio esclusivo su una frontiera strategica per il contrabbando di persone, droghe, armi, beni e prodotti, oltre che per il riciclaggio di denaro proveniente da attività illegali. Adesso il terrore si presenta sotto forma di attentati di bande criminali contro la popolazione civile. Dopo l’ultima aggressione, le autorità locali si sono arfrettate a presentare un terzo presunto colpevole dell’attacco di fine gennaio che ha detto di aver agito con altri due complici e un ex poliziotto municipale. L’uso di criminali e di ex poliziotti per compiere operazioni paramilitari serve a sostenere la strategia del governo che punta a instaurare una società autoritaria. Il modello è il Plan Colombia, l’accordo tra la Colombia e gli Stati Uniti del 1999. L’iniziativa Mérida del 2008, conosciuta come Plan Merida o Plan México, e una sua replica.
In tutta la repubblica messicana, cosi come a Ciudad ]uárez, lo stato di diritto è inesistente. Il governo messicano si rifiuta di ammetterlo, nonostante l'evidenza. Il 99 per cento dei reati rimane ìmpunito, il fallimento della strategia di lotta contro il narcotrarñco non ha fatto che peggiorare la situazione della sicurezza e rafforzare la criminalità organizzata. Le violazioni dei diritti umani da parte dei militari e dei poliziotti sono in aumento. Un fatto che ha convinto l'Onu a inviare in Messico il suo relatore speciale sulle esecuzioni extragiudiziali. Ma il governo messicano si è opposto alla visita e l`ha rimandata al 2011.
Il presidente Felipe Calderon nega che il governo protegga i grandi boss dei cartelli della droga, ma ha anche evitato di prendere misure incisive per disarticolare la struttura finanziaria della criminalità organizzata e i suoi legami con il potere economico e politico. Il governo messicano riduce il problema di Ciudad juárez a quello di una città che si trova in un “contesto difficile” e dove le forze dell'ordine lottano contro la criminalità organizzata. Tralascia il fatto che il narcotrañico si è infiltrato nelle istituzioni.
Il cartello di ]uárez e il suo braccio armato La Linea, sostenuto da gang come Los Aziecas, controllano la frontiera. La polizia federale e l`esercito hanno solo una presenza tattica, ben diversa da un`offensiva strategica contro la criminalità organizzata.
Il risultato è un’operazione costosa, inutile e cruenta nei confronti della popolazione civile. Il governo messicano riñuta di lottare davvero contro i privlegi criminali e favorisce, invece, inizitive di assistenza con l'obiettivo di “ricostruire il tessuto sociale” alla frontiera. Oggi, nonostante un mandato di cattura, l'attuale capo del cartello di ]uárez,Vicente Carrillo Fuentes, alias El Viceroy, è ancora a piede libero e vive tranquillamente a Ciudad Iuárez.
© Sergio González Rodriguez



NOTE
Sergio Gonzàlez Rodriguez link interno è nato a Città del Messico. E' uno scrittore e giornalista, da sempre impegnato nella lotta contro la corruzione e le connivenze tra il narcotraffico, la polizia e lòe istituzioni. Per le sue denuncie e' stato aggredito e minacciato rischiando spesso la vita. Ha scritto "Ossa nel deserto" un libro che indaga sui "femminicidi" di Ciudad Juarez, al quale si è ispirato Roberto bolano ne "la parte dei delitti link interno" di 2666



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