domenica 23 maggio 2010

Il mistero Bolaño

Dario Olivero, La repubblica, 3 febbraio 2009


L’ultimo articolo apparso su di lui parla di due misteri. Altri due. Come se non fossero abbastanza quelli che già ricoprono la sua opera. Roberto Bolaño, cileno, morto nel 2003 a cinquant’anni dopo un trapianto di fegato non riuscito. Da mesi il mondo culturale internazionale non parla d’altro. Il suo ultimo romanzo, o meglio la seconda e ultima parte, è stata tradotta da Adelphi qualche tempo fa (tr.it. I. Carmignani, 22 euro).
Ma da noi non ha ottenuto l’attenzione che quotidiani, riviste, copertine di inserti culturali dalla Spagna alla Francia agli Stati Uniti gli hanno dedicato, definendolo senza eccezioni uno dei migliori, se non il migliore (vedi Time) libro dell’anno in assoluto. Un murales di Bolaño a BarcellonaPrima di parlare dei due misteri, serve un po’ di ambiente.

 
L’immenso romanzo postumo di Bolaño si intitola 2666, è diviso in due volumi e in cinque sezioni che potrebbero anche vivere ognuna di vita propria (il primo volume è uscito in Italia sempre per Adelphi nel 2007, 19 euro). E’ un’opera senza misura e a prima vista sembra non avere un senso. Qualcuno lo ha definito una detective story senza soluzione, un’immensa associazione libera in stile Tristram Shandy. Qualcun altro si è sbilanciato e ha notato le affinità elettive con la passione per l’infinito di Borges e le miserie umane di Cortazar. Jonathan Lethem sul New York Times tira dentro anche Philp Dick.
Il difficile è che è tutto vero. Definire questo romanzo, a partire dal titolo (qui un tentativo del Times), è impossibile. Impossibile descrivere la trama. Ci sono un gruppo di critici invaghiti di uno scrittore sconosciuto e scomparso del quale seguono le tracce per il mondo incontrandosi ai convegni a lui dedicati e allacciando tra loro rapporti sempre più complessi. C’è uno stanco professore con una moglie malata e una figlia ritrovata. Un giornalista che insegue un pugile. C’è la città immaginaria ricalcata su Ciudad Juarez, il posto dove muoiono e scompaiono le donne. E poi c’è lo scrittore ignoto che salta fuori insieme alla sua storia nera.
Il giornale cita, in particolare, il presunto In mezzo a tutto questo, ecco gli altri due misteri.
Il primo: Bolaño aveva seri problemi con l’eroina oppure no? Questione personale, direbbero alcuni, e del tutto irrilevante. Se non fosse però che gran parte dei critici sudamericani ed europei accusano i colleghi usa di aver insistito su questo aspetto per far aderire la figura dello scrittore con quella dell’artista maledetto. Insomma, un’operazione di marketing culturale.nota
Il secondo: c’è chi mette in dubbio che Bolaño fosse in Cile durante il colpo di stato di Pinochet quando, versione dello scrittore, fu arrestato, imprigionato e riuscì a fuggire miracolosamente. Anche in questo caso, critici, biografi, amici e conoscenti si dividono: c’era, no, non c’era, viveva tranquillamente in Messico. Bolaño vittima di se stesso, che diventa, come dice Javier Cercas sul Pais, “un personaggio di Bolaño”? E del quale come fosse Liberty Valance, occorre “ stampare la legenda link esterno ”?nota
Due misteri da poco se paragonati a tutti quelli che si celano nella sua ultima opera, ma danno l’idea di quanto Bolaño sia sotto i riflettori di tutto il mondo. Qui no. E allora, due piccoli misteri fanno un pretesto per parlarne.



NOTE
Come già ripetuto altrove link interno si tratta di un caso di mistificazione della stampa anglosassone che ha trasformato pretestuosamente - e senza aver fatto nessun riscontro - un racconto di finzione - Spiaggia, incluso in "Tra parentesi" in una confessione pubblica.
Anche questa falsa accusa montata ad arte e' stata smentita clamorosamente:
Al riguardo, lo scrittore Horacio Castellanos Moya dichiara link interno:
(a proposito di questo viaggio, che un giornalista del New York Times ha messo in dubbio, ho chiamato il mio amico cineasta Manuel "Meme" Sorto a Bayonne, Francia, dove ora vive, per chiedergli se è vero che Bolaño pernottò a casa sua in San salvador quando viaggiava verso il Cile e anche al suo ritorno - lo stesso Bolaño lo menziona in Amuleto - e questo è ciò che Meme mi ha detto: "Roberto era ancora sconvolto dallo spavento di essere stato in carcere. Si fernò nella mia casa della colonia Atlacatl, e dopo lo portai alla stazione del parco della libertà perchè prendesse l'autobus per il Guatemala")

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