sabato 17 luglio 2010

Poesia e rivoluzione l' anima del Messico secondo Bolaño

Antonio Gnoli - 17 luglio 2010

recensione di Amuleto

Poesia e rivoluzione l' anima del Messico secondo Bolaño

Ci vuole coraggio per raccontare la storia di una donna - forse piacente, forse bella, sicuramente interessante - che perde i suoi denti anteriori e non fa nulla per rimpiazzarli. Ci vuole un bel coraggio narrativo. Se fossi Auxilio Lacouture - la poetessa uruguaiana, protagonista di   A m u l e t o  (Adelphi, pagg. 141, euro 15) - mi ribellerei alla crudeltà di Roberto Bolaño. 
Potevi tagliarmi un paio di dita della mano, farmi senza tette, gonfiarmi il viso per il troppo alcol abusato. Ma Cristo! I denti no. I denti sono il sorriso e io rido volentieri, sono l'urto della parola e io parlo con piacere, sono la determinazione di chi sa difendersie io l'ho imparata a mie spese. Così direi a quel bastardo di scrittore cileno, che ha messo in scena personaggi usciti dal frullatore della sua malinconia.
E invece, lui, ha colpito duro facendo credere al lettore che avrei accettato quella voragine tra le gengive come fosse uno stato di grazia inaspettato, un modo insolito per essere me, a dispetto di tutto quello che il mondo intero avrebbe pensato. Sono autentica? Certo che lo sono, mi hai inventata per esserlo: io, poetessa di Montevideo, gettata nel gorgo della vita di Città del Messico, nella polvere delle sue strade, come una nomade, come un angelo dei vicoli bui, un angelo però sdentato, che si strapazza, vive, assiste, consola e alla quale fai dire che dei miei denti non me ne fregava niente. Sentite qua cosa dico: 
«La perdita portò con me una nuova abitudine. A partire da allora, quando parlavo quando ridevo, cominciai a coprirmi la bocca sdentata con il palmo della mano, un gesto che come scoprii più avanti, non tardò a diventare popolare in determinati ambienti». 
Sì, Auxilio divenne famosa tra i poeti e i diseredati. Ci parlava, ci mangiava, ci andava a letto. Bolaño le diede la grazia selvaggia che hanno certe creature indomite e soccorrevoli. Forse Auxilio, potremmo supporre, è una delle facce di Bolaño: il suo tratto femminile, nevrotico, generoso. Per entrambi la voglia di poetare a tutti i costi, di mettere la poesia innanzi a tutto, somiglia a quei misteri che la vita ci butta tra i piedi: non sanno perché lo fanno, non c' è calcolo né guadagno. Eppure difenderebbero i loro versi a costo della vita. «Io ho vissuto le avventure della poesia, che sono sempre avventure per la vitao per la morte»,  dice Auxilio. E sembra di udire quel ventriloquo di Bolaño mentre recita esattamente le stesse parole o lo stesso senso. Città del Messico 1968. C' è sempre una data da cui tutto si scatena. Auxilio è lì, come la racconta Bolaño che proprio quell'anno vi si trasferisce dopo essersi lasciato alle spalle il Cile e qualche ricordo personale. Città del Messico è un cantiere che prepara la rivoluzione. Altro che il ' 68 europeo. Roba da signorini. Reparti in tenuta antisommossa entrano nell' università. Nella città si spara, si muore, si scappa. Auxilio si nasconde in un cesso, per giorni riesce a rendersi invisibile: nessuno la vide, nessuno poté picchiarla come accadde per centinaia di studenti e professori che si erano asserragliati nell' Università di Città del Messico. Quello fu un pezzo di storia - lo ha raccontato il 4 agosto del 2008, su queste pagine Mario Perniola - un pezzo di tragica storia nelle cui pieghe si nascose Auxilio, che saltò fuori per raccontare, unica testimone, quella notte oscura dell'anima che avanzava per le strade di Città del Messico spazzando via tutto: «Io sono la madre dei poeti del Messico. Io sono l' unica ad aver resistito dentro l' università nel 1968, quando entrarono i reparti antisommossa e l' esercito. Io sono rimasta da sola in facoltà, chiusa in una toilette, senza mangiare per più di dieci giorni, dal 18 al 30 settembre, non mi ricordo più». Che romanzo sghembo e affascinante è Amuleto. Attraversa la nostra vita di lettori con il ticchettio che provocano le anarchiche scarpette del sogno sudamericano. Là, dove camminano, è solo rumore e utopia: «In qualche misura tutto quello che ho scritto», sentenziò Roberto Bolaño, «è una lettera d' amore e un saluto alla mia generazione,a quelli che hanno scelto la militanza e la lotta e che hanno dato quel poco che avevano e quel molto che avevano, la giovinezza, a una causa che per noi era la più generosa del mondo (...) l' intera America Latina è seminata con le ossa di questi giovani dimenticati». 
Non leggete questa frase come l' ultimo appello alla retorica rivoluzionaria. Quel continente è pieno di rivoluzioni mancate e di rivoluzioni tradite. Di leader pretenziosi e folcloristici. Di tragedie e di farse. Leggetela come la sola dichiarazione etica possibile per uno scrittore che aveva vissuto direttamente sulla propria pelle le durezze del mondo. Bolaño fu molte cose nella vita. Lavorò come guardiano notturno in un campeggio, fu spazzino e scaricatore di porto, cameriere e venditore di bigiotteria. Dislessico e ladro di libri. Nel suo orecchio la vita non parlava per sentito dire. Per questo, dopo la sua morte (1953-2003), i suoi romanzi hanno prodotto un suono a molti sconosciuto. Non era mai stato uno scrittore a modo, di quelli lustrati dalla fortuna e dalla capacità di vendersi bene. Qualcuno- prendendoa prestito un suo libro - lo definì un "cane romantico, rabbioso e bastonato". Come lo era Auxilio, in fondo. Due eroi del nulla, due splendide puttane onorate, due spavalde e strambe figure che si fondono e si confondono nella polvere messicana



© Antonio Gnoli - La repubblica 

Una piccola osservazione. Il personaggio di Auxilio corrisponde ad Alcira, poetessa uruguaiana che Bolaño conobbe nel 1970 e, che per un tempo fu ospitata a casa dei suoi genitori. Per la verità ad Alcira le mancavano davvero i denti anteriori come conferma  J.Ruffinelli, professore universitario uruguaiano, attualmente residente negli Stati Uniti, che conobbe Alcira in Messico, negli anni '70:
Ma il tratto più accentuato di Alcira era la mancanza dei denti davanti, ragione per cui ogni volta che si dirigeva verso una persona, utilizzava un libro (o le sue stesse poesie) per nascondere il difetto. Si racconta che ci fu una colletta tra gl istudenti e i professori per pagarle le cure dentali. Alcira non le fece mai. Il dettaglio della mancanza di denti si menziona solo in Amuleto.
J. Ruffinelli avrà una corrispondenza con  Bolaño al riguardo  ( leggi la lettera di Bolaño)

Nessun commento: