mercoledì 11 agosto 2010

Massimo Rizzante: dopo l'esilio - 2. Il Catalogo della Creazione

Massimo Rizzante   

2008

Dopo l'esilio

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2. Primavera 1997
      Il Catalogo della Creazione
      

     Come sfuggire all’iperbole della fine?

     Primavera del 1997. Da qualche tempo ho fatto ritorno in Italia. Insegno all’università. Corso di letteratura comparata. Uno studente si alza in piedi e ripete un passaggio di uno dei 333 testi sull’“esilio” che ha trovato durante la notte navigando in Internet:
“Heidegger afferma che Nietzsche fu l’ultimo a percepire in modo profondo la Heimatlosigkeit dell’uomo moderno, la sua condizione di apolide, senza fissa dimora, espulso dalla verità dell’Essere. Cacciato dalla sua casa, l’uomo moderno corre invano per il mondo, come un povero animale razionale. Tale oblio o esilio dell’Essere diventerà, secondo Heidegger, un destino universale: Die Heimatlosigkeit wird ein Weltschicksal”.
     Dopo la citazione, lo studente sottolinea che il testo, che consiste di non più di venti pagine, possiede 177 note. La nota 103 è, a suo avviso, molto importante perché riassume “la lunga storia dei modelli dell’esilio”, dall’antichità al XX secolo: dal modello greco-latino, passando per quello dantesco e alla “tematizzazione” dell’esilio durante il Rinascimento fino alla “differenze referenziali” della parola ‘esilio’ in epoca moderna di cui Heidegger è una delle ultime “metaforizzazioni”.

     “Pensate che l’oblio dell’Essere, di cui parla Heidegger, sia un modello? Un tema? Una metafora?” – domando alla classe. Silenzio.

     Gli studenti, mi dico in silenzio, non possono rispondermi. Come i luoghi del nostro mondo, anche le parole sono diventate intercambiabili. La “parola” esilio non ha più una patria. Liberata dalle sue frontiere, disseminata in 333 testi e 107 citazioni, la parola ‘esilio’ ha perduto la sua ricchezza storica, la sua specificità semantica, e soprattutto la possibilità di cogliere l’altrove che è il mondo concreto.

     D’un tratto, tutta la cultura europea mi è sembrata correre come un “povero animale” anchilosato alla folle ricerca di liberarsi dal suo fardello due volte millenario di razionalità, di senso e di fiducia metafisica per raggiungere il silenzio ancestrale dei miei giovani profeti, esiliati in un inferno lastricato di testi e citazioni, e che non potevano che fissarmi con uno sguardo innocente e colpevole: lo sguardo dei catalogatori della Creazione. Die Konkretlosigkheit wird ein Weltshicksal: l’esilio o l’oblio del concreto diventerà un destino universale.

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© Massimo Rizzante - tratto da  "Non siamo gli ultimi" 

 

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