sabato 21 agosto 2010

senza filtro

Umberto Eco e Jean-Claude Carriere
maggio 2009

Citare i nomi di tutti i partecipanti 
alla battaglia di waterloo

Jean-Philippe De Tonnac  Avete citato la difficoltà di trovare, oggi, degli strumenti affidabili per conservare ciò che merita di essere conservato. Ma la funzione della memoria è quella di conservare tutto?

Umberto Eco   No, certo. La memoria, sia la nostra memoria individuale, sia quella memoria collettiva che è la cultura, ha una doppia funzione. Una, in effetti, è quella di conservare dati, l’altra è quella di far sprofondare nell’oblio le informazioni che non ci servono e che potrebbero ingombrare inutilmente il nostro cervello. Una cultura che non sa filtrare ciò che riceviamo in eredità dai secoli passati è una cultura che ci ricorda il personaggio di Funes, inventato da Borges in Funes o della memoria, che è dotato della capacità di ricordarsi tutto, cosa che è, propriamente, il contrario della cultura. La cultura è un cimitero di libri e di altri oggetti scomparsi per sempre. Oggi ci sono degli studi su questo fenomeno che consiste nel rinunciare tacitamente a certi elementi, nel filtrare dunque, e contemporaneamente mettere altri elementi di questa cultura in congelatore, per l’avvenire. Gli archivi, le biblioteche, sono queste celle frigorifere nelle quali immagazziniamo la memoria in modo che lo spazio culturale non sia tutto occupato, senza comunque rinunciare a quel che potrebbe interessarci un giorno. Potremo sempre, in futuro, se lo vogliamo, tornarvi.
E’ probabile che uno storico possa ritrovare i nomi di tutti i partecipanti alla battaglia di Waterloo, ma questi nomi non vengono insegnati a scuola, e neanche all’università, perché sono dettagli non necessari e anzi, forse pericolosi.
Faccio un altro esempio. Sappiamo tutto di Calpurnia, l’ultima moglie di Cesare, fino alle idi di marzo, data dell’assassinio, fino al momento in cui lei gli sconsiglia di andare al senato perché ha fatto un brutto sogno. Dopo la morte di Cesare, di lei non sappiamo più nulla. Sparisce dalle nostre memorie. Perché? Perché non è più utile avere informazioni su di lei. E non perché, come si potrebbe sospettare, lei era una donna. Anche Clara Schumann era una donna ma di lei sappiamo tutto, anche dopo la morte di Robert. La cultura, dunque, è questa selezione. La cultura contemporanea, al contrario, via Internet, ci inonda di dettagli su tutte le Calpurnie del pianeta, ogni giorno, ogni minuto, in modo tale che un bambino che fra i suoi compiti deve fare una ricerca può avere la sensazione che Calpurnia sia importante tanto quanto Cesare.

Jean-Claude Carriere Tuttavia, come fare una selezione per le generazioni che verranno? Chi selezionerà? Come prevedere cosa interesserà i nostri discendenti, cosa sarà loro indispensabile, o semplicemente utile, o anche solo gradito? Come filtrare quando, come tu dicevi, attraverso i nostri computer ci arriva di tutto e in modo disordinato, senza gerarchia, senza selezione? In altri termini, come fabbricare la nostra memoria, in queste condizioni, sapendo che la memoria è una questione di scelte, di preferenze, di scarti, di omissioni volontarie e involontarie? Sapendo anche la memoria dei nostri discendenti non sarà necessariamente della nostra stessa natura. Sarà la memoria di un clone?
Io di formazione sono uno storico e so fino a che punto dobbiamo diffidare dei documenti, che riteniamo, solitamente, offrirci la conoscenza esatta degli avvenimenti del passato. Posso illustrare il problema di questa trasmissione con una storia personale. Il padre di Nahal, mia moglie, era un erudito iraniano che, oltre ad altri lavori, ha fatto uno studio su un rilegatore di Baghdad che viveva nel X secolo e che si chiamava Al-Nadim. Sai che gli iraniani hanno inventato la rilegatura e anche quel tipo di rilegatura che copre completamente lo scritto per proteggerlo.
Rilegatore colto, anche calligrafo, quest’uomo si interessava solo ai libri che doveva rilegare, al punto che li leggeva e ogni volta ne faceva un riassunto. Ora, i libri che ha rilegato oggi per la maggior parte sono scomparsi e ci restano solo i riassunti di questo rilegatore, il suo catalogo, che si intitola Al-Fihrlist. Reza Tajadod, l’autore dello studio, si chiedeva cosa, attraverso questo filtro personale costituito dal prezioso lavoro del rilegatore, noi possiamo sapere esattamente dei libri che aveva avuto fra le mani e di cui conosciamo l’esistenza solo grazie a lui.

UE Conosciamo certe sculture e pitture dell’antichità solo grazie alle descrizioni che ne sono state fatte. Queste descrizioni si chiamano ekphrasis . Quando, ai tempi di Michelangelo, a Roma è stata ritrovata la statua di Laocoonte, dell’epoca ellenistica, essa è stata identificata sulla base delle descrizioni che ne aveva fatto Plinio il Vecchio.

JCC Ma se oggi disponiamo davvero di tutto, senza filtro, di una somma senza limiti di informazioni accessibili sui nostri computer, cosa diventerà la memoria? Quale significato avrà questa parola? Quando avremo accanto a noi un domestico elettronico capace di rispondere a tutte le nostre domande e anche a quelle che non riusciamo a formulare, cosa ci resterà da conoscere? Quando la nostra protesi saprà tutto, assolutamente tutto, cosa dovremo imparare ancora?

UE L’arte della sintesi.

JCC  Sì. E l’atto stesso di imparare. Perché a imparare s’impara.

UE Sì, imparare a controllare un’informazione di cui non possiamo verificare l’autenticità. E’ ovviamente il dilemma degli insegnanti. Per fare i compiti, gli studenti vanno a cercare in Internet le informazioni di cui hanno bisogno senza sapere se tali informazioni sono esatte. E come potrebbero? In questi casi il consiglio che do agli insegnanti è di chiedere ai loro studenti, al momento di un compito, di fare la seguente ricerca: a proposito del soggetto proposto, trovate dieci siti di informazione diversi e confrontateli. Si tratta di esercitare il proprio senso critico di fronte a Internet, di imparare a non prender tutto per oro colato.

JCC  La questione del filtraggio implica anche decidere cosa dobbiamo leggere. I giornali ci segnalano quindici capolavori “da non perdere” per settimana, e per ogni campo della creatività.

UE Su questo problema ho formulato la teoria della decimazione. Prendiamo l’ambito dei saggi. Basta leggere un libro su dieci. Per gli altri, se si fa riferimento alla bibliografia, alle note, ci si accorge immediatamente se i riferimenti dati sono seri o meno. Se l’opera è interessante, non è necessario leggerla perché sarà certamente commentata, citata, criticata in altre opere, compresa quella che hai deciso di leggere. Del resto, se sei un professore universitario, ricevi una tale quantità di materiale stampato prima della pubblicazione che non hai più il tempo di leggerlo una volta pubblicato. Inoltre, spesso è già superato quando ti arriva. Per non parlare di quelli che in Italia vengono definiti i libri “cotti e mangiati”, ovvero realizzati in funzione degli eventi e delle opportunità e che non meritano di farti perdere tempo.

JCC Quando studiavo storia, cinquanta o cinquantacinque anni fa, ci veniva data la cronologia necessaria per poter affrontare un certo argomento, al fine di aiutare la nostra memoria. Non dovevamo imparare delle date, del resto senza interesse al di là dell’esercizio dato. Se facciamo lo stesso esercizio appoggiandoci ai riferimenti spigolati in Internet, bisogna anzitutto verificare l’affidabilità delle informazioni. Questo strumento che dovrebbe servirci da sostegno mettendo a nostra disposizione di tutto, il vero e ciò che lo è meno, ci sprofonda in realtà in una grande perplessità. Immagino che i siti che sono dedicati a Umberto Eco siano infarciti di false informazioni, o almeno di inesattezze. Avremo bisogno , domani, di un segretario verificatore? Inventeremo una nuova professione?

UE Ma il compito di un verificatore personale non sarebbe semplice. Io e te possiamo permetterci di essere dei verificatori per quel che ci riguarda. Ma chi sarà il verificatore personale per tutto ciò che ha a che fare, per esempio, con Clemenceau o Boulanger? E chi lo pagherà? Non lo stato francese, altrimenti dovrebbe sguinzagliare dei verificatori per tutti i personaggi della storia!

JCC Credo in ogni caso che, in un modo o in un altro, avremo un bisogno crescente di questi verificatori. E’ una professione che si diffonderà.



[Brano tratto dal libro Non sperate di liberarvi dei libri – Jean-Claude Carriere, Umberto Eco – a cura di Jean- Philippe De Tonnac – traduzione di Anna Maria Lorusso – Edizioni Bompiani maggio 2009]

pubblicato su Sagarana - luglio 2010
© Umberto Eco e Jean-Claude Carriere

 •  Marco Mancassola
     in fuga dalla rete

•  Biancamaria Bruno

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