giovedì 21 ottobre 2010

Per Nikos Kachtitsis (da tradurre poesia di Massimo Rizzante)

  Massimo Rizzante


  12 ottobre 2010

da
Punto vulnerabile
Quattordici poesie della giovinezza

Vulnerable Point
Fourteen Poems of Youth

traduzione di Massimo Rizzante

 Per  Nikos Kachtitsis

I did not want eternity,
I only begged for time

Non ho desiderato l’eternità,
ho solo chiesto tempo

Demetrios Capetanakis




Lotus-Tree and Lotus

You are the mystic tree
That brought me up
In the middle of cruel
February.
The tree that fed me
With the innocent milk
Of yesteryear.

You are the Lotus-tree
And I am the Lotus
Who ripens slowly
But once ripe
He dies of disgust.

La pianta del loto e il loto

Tu sei la pianta mistica
che mi ha portato qui
nel mezzo del crudele
febbraio.
La pianta che mi ha nutrito
con il suo latte innocente
l’anno che è trascorso.

Tu sei la pianta del loto
e io sono il loto
che matura lentamente,
ma una volta maturo
muore di disgusto.


Here Lies

I look as though
I have just returned
From a funeral
With my handkerchief soaked
In bitter perfumes.
Don’t they bury
Their dead?
There are no cemeteries here
No cypresses
No oleanders
No myrtles.

Qui giace
Guardo come se
fossi appena tornato
da un funerale
con il fazzoletto pregno
di profumi acri.
Non seppelliscono
i loro morti?
Non ci sono cimiteri qui,
né cipressi
né oleandri
né mirti.





Deadlock

My counterpart,
A collector of mediaeval
Keys,
Lives somewhere else,
In Lithuania, I suppose
Or perhaps in Samarkand.

And he won’t commit
Suicide
Till we meet again
In Edimburgh.

Morte sotto chiave

La mia controparte,
un collezionista di chiavi
medioevali,
vive altrove,
in Lituania, suppongo,
o forse a Samarcanda.

Non si suiciderà
finché non ci incontreremo di nuovo
a Edimburgo.





Uprooted


Memories, don’t come!

The wet,
hostile soil smells
Like the freshly-dug
Grave
Of the lily-girl
Of our memories.

The salamander
Composes the song
Of shyness
And I gather
Red leaves, insects, & wild flowers
For your album.

Senza radici

Ricordi, lasciatemi in pace!

L’umida,
terra ostile odora
come la fossa
appena scavata
della fanciulla pallida
dei nostri ricordi.

La salamandra
compone la canzone
della timidezza
e io raccolgo
foglie rosse, insetti e fiori selvaggi
per il tuo album.





Forlorn

I cannot walk any longer
Through this alley of Time
Without wearing
My yellow gloves
And the mask of severity.
For there are thousands
Of suspicious eyes
Watching me
From behind the bushes.

I am not placed
In the proper era
But hopefully expect
The day to come
When the sunflowers
And the magnolias
Will bloom for ever after.

On that day I must punish
The snake that spits
Its poison into my flesh.

Abbandonato

Non posso camminare più a lungo
attraverso questo viale del Tempo
senza indossare
i miei guanti gialli
e la maschera della severità.
Perché ci sono migliaia
di occhi sospettosi
che mi osservano
da dietro i cespugli.

Sono stato gettato
nell’era sbagliata,
ma attendo pieno di speranza
che venga il giorno
in cui i girasoli
e le magnolie
fioriranno per sempre.

Quel giorno dovrò punire
il serpente che inietterà
dentro la mia carne il suo veleno.





Idleness


The copper sky
Launches a mad moon
Against my face
And the Earth
Mourns her children
Who perished
In the vermilion battlefields.

Tonight I think
Of those who travel
From Cornwall to Sfax
And from Hambourg
To the Unknown.

Ozio

Il cielo color di rame
lancia una luna pazza
contro il mio volto
e la Terra
piange i suoi figli
che morirono
nei rossi campi di battaglia.

Stasera penso
a coloro che viaggiano
dalla Cornovaglia a Sfax
e da Amburgo
verso l’Ignoto.





The Color of the Moment


Exquisite is the moment
When you open
Your imaginary box
And perfumes come out
Intoxicating
To bring you memories
Of Penthesilea’s long-lost fan
Unexpectedly found one afternoon
In a certain velvet garden…

But soon your eyes are exhausted
For it is only the moment,
And instantly
Everything disappears.
The ribbons
The letters
And the dried flowers.

Apparenza

Meraviglioso è l’attimo
in cui apri
la tua scatola magica
e profumi inebrianti
si sprigionano
recandoti il ricordo
del ventaglio a lungo perduto di Pentesilea
ritrovato inaspettatamente un pomeriggio
in un giardino di velluto...

Ma i tuoi occhi sarebbero presto esausti
se ciò non durasse soltanto un istante,
e all’improvviso
tutto scompare:
i nastrini
le lettere
i fiori secchi.





The Symphony of the Fog


I like to be friends
With the fog,
Although I feel
A liquid burden
Of disgust
In my throat
When I speak to it.

Yet, when it withdraws,
With silent, elusive steps,
Among the ruins,
It is then that I really
Suffer,
And am anxious for it
To come again
With new visions
And new music.

La sinfonia della nebbia

Amo essere amico
della nebbia,
sebbene senta
un chiaro fardello
di disgusto
in gola
quando parlo con lei.

Eppure, quando si ritira,
in silenzio, con i suoi passi evasivi
fra le rovine,
è il momento in cui soffro
davvero,
e in ansia attendo
che torni ancora
con nuove visioni
e una musica nuova.





The Man with the Top Hat

I am more than certain
That on a heavy night
While I am wandering all alone
In a foggy street,
A hand will stick out
From a black taxi’s window,
And will shoot at me
By fatal,
Unavoidable mistake.

But that kind of mistake
Would be the best
In my life
As my favourite
And last
Experience.

L’uomo con il cilindro

Sono sempre più sicuro
che in una notte triste
mentre vagabondavo da solo
per una strada immersa nella nebbia,
una mano si è sporta
dal finestrino di un taxi nero,
gettandomi
in un fatale,
irreparabile errore.

Ma quell’errore
è stata forse la cosa più bella
della mia vita
come pure la migliore
e l’ultima
esperienza.





Empty Hospitals


Grey is the twilight
In bleak Aftoktonias Street
And the weathercocks
All point to the grave
Of the nightingale
That was murdered last night
And suffered from hysteria.

There is an earthly eye
In a remote corner of this
Desolate park that spies
On the steel statues
And the lonely silhouettes
Aimlessly wandering
Along the foggy footpaths
Whistling funeral stanzas.

When I get rid
Of this whiteness
I must buy a gun
To kill the ghost
Which perches in my skull
And accuses me when I am absent.

At midnight, the poor poets,
With manuscripts in the pockets
Of their threadbare black suits,
Stand frozen stiff
On the marble pavement
Of the harbor
Desperately waiting for the Man
Who comes from nowhere
And who will never arrive
For he does not exist.

When I was a boy
I hated a skinny girl
And would torture her all the while
In the confines of the garden.

After an awful earthquake
That shook the hospital
And the entire town,
The windowpanes of the empty building,
The mirrors & the flowerpots,
All lie smashed to smithereens
And the wind carries
An iron coffin across the horizon.

He stretches his yellow-white hand
To get the peeled orange from the plate…
But in vain: he can’t reach it.

Ospedali vuoti

Il crepuscolo è grigio
nella squallida via Aftoktonias
e tutte le banderuole
indicano la tomba
dell’usignolo
che è stato ucciso la notte scorsa
e sono prese da attacchi isterici.

C’è un occhio terrestre
in un angolo remoto di questo
desolato parco che spia
le statue d’acciaio
e le figure solitarie
che si aggirano senza scopo
lungo i sentieri nebbiosi
fischiettando canzoni funebri.

Quando mi sbarazzerò
di questo testimone
dovrò comprare una pistola
per uccidere il fantasma
che è appollaiato sul mio cranio
e che mi accusa quando sono assente.

A mezzanotte i poveri poeti,
con i manoscritti nelle tasche
dei loro abiti neri e frusti,
stanno intorpiditi dal gelo
sulla banchina di marmo
del porto
in attesa disperata dell’Uomo
che viene da un luogo misterioso
e che non giungerà mai
perchè non esiste.

Quando ero giovane
odiavo una ragazza magra
e avrei voluto torturarla per sempre
entro i confini di un giardino.

Dopo un terribile terremoto
che ha scosso l’ospedale
e l’intera città,
i vetri delle finestre dell’edificio vuoto,
gli specchi, i vasi,
ogni cosa giace frantumata in mille pezzi
e il vento porta
bare di ferro dall’orizzonte.

Qualcuno tende la mano giallognola
per afferrare dal piatto un’arancia sbucciata...
ma invano: non può raggiungerla.





Vulnerable Point

Throughout this vast
Span of Time
The earth’s surface has started
To dwindle by corrosion
While its orbit is still continuing
The furious whistling
In the Chaos.

And it will never stop
Unless an architect
Hammers the Earth
On its most vulnerale point.

But until then
There is plenty of time
And the building are built
Of human bones
Without windows
People break their clocks
To stop time,
Paint their faces
With various colors,
To protect themselves
From the coming Heat.

And as more years elapse,
They grow frightened
But more & more illusioned
That they will survive
This final turmoil.

Punto vulnerabile
Da un capo all’altro di questo vasto
palmo di Tempo
la superficie terrestre ha cominciato
a diminuire a causa della corrosione
mentre la sua orbita continua
a sibilare furiosamente
nel Caos.

E non smetterà mai
a meno che un architetto
non martelli la Terra
sul suo punto più vulnerabile.

Ma fino ad allora
c’è tempo in abbondanza
gli edifici sono costruiti
con ossa umane
senza finestre
la gente rompe gli orologi
per fermare il tempo
e si spalma sul volto
creme variopinte
per proteggersi
dal Caldo incipiente.

Così gli anni passano,
si cresce nel terrore
ma illudendosi sempre di più
che si sopravviverà al disastro finale.


Dalla quarta di copertina dell’edizione francese del romanzo Hôtel Atlantic:
Nikos Kachtitsis est né en 1926 dans le Péloponnèse (Grèce). Après avoir voyagé en Europe et en Afrique, il s’installe définitivement en 1956 à Montréal où il exerce différents métiers : professeur de français et d’anglais, interprète… Passionné par la littérature et l’édition, il installe chez lui un atelier typographique où il publie des textes et des revues. Il est mort en 1970 en laissant une œuvre qui comprend essentiellement des récits, une correspondance dont l’intérêt dépasse largement celui des simples échanges épistolaires habituels ainsi que deux romans, Le Héros de Gand et L’Hôtel Atlantic. […] Ce livre, dont le personnage principal, exilé au cœur de la brousse, se débat avec ses obsessions, ses idées fixes, ses hallucinations, avant de décider de se laisser mourir enfermé par la végétation africaine, n’est pas sans rappeler Le Cœur des ténèbres de Joseph Conrad…

Dalla quarta di copertina dell’edizione italiana di Punto vulnerabile, che probabilmente non verrà mai pubblicata:
Nikos Kachtitsis, scrittore greco, nasce nel 1926. Nel 1949 scrive in inglese la sua unica raccolta poetica, Vulnerable Point (la plaquette sarà pubblicata da Kachtitsis per la sua stessa casa editrice Anthelion Press di Montréal nel 1968). Dopo il 1952 è in Africa. Ritornato ad Atene, riparte nel 1956 per Montréal, dove vivrà, insegnando il francese e l’inglese e lavorando come interprete giudiziario fino al 1970, anno della sua morte. Il suo primo racconto è del 1959 (in inglese Which Friends). Seguono due altri racconti nel 1960 (in inglese The Ugly Beauty e The Day Dream). Nel 1964 esce il suo primo romanzo O exostis (in inglese The Balcony, in francese Hôtel Atlantic). Il suo secondo romanzo O eroes tes Gandes (in inglese Gand’s hero) è pubblicato nel 1967. Sebbene la sua creazione sia composta da poche opere scritte lontano da ogni scuola letteraria, Kachtitsis ha tenuto lunghi scambi epistolari con i più importanti scrittori e poeti greci del suo tempo (della sua corrispondenza sono già stati pubblicati in Grecia due volumi). Oggi occupa un posto a parte nella letteratura del suo paese.


pubblicato su Absolute Ville nella rubrica:  tradurre poesia   - - - -

© Massimo Rizzante - "tradurre poesia" 

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