mercoledì 6 ottobre 2010

scuola di calore III - ancora due poesie di massimo rizzante

Massimo Rizzante - poesie 



il ciclo di Marrakech”: ancora due poesie
 della raccolta ancora inedita Scuola di calore
(la seconda serie è qui



grande grandissima poesia!!!!!!!!!! 






Hashish ed eunuchi

a Warda

Durante l’occupazione, conoscevo tutti i governanti francesi.
Non che scopare con i loro lacché mi sia servito a molto.
O meglio, sono sopravvissuta. Per miracolo, come una stella surriscaldata
allo zenit, o un virus: esplosioni veneree, diarree lattee

Fedeltà, onore: piatti arcipelaghi abbandonati su cui da mezzo
secolo si abbattono uragani dal nome di donna. Da quando
il generale McArthur, sul ponte della Elizabeth, in preda a una crisi di vomito,
intuì che la causa della guerra era sempre la stessa: Elena

Ora tutto questo, a parte il gioco degli scacchi dove la regina
muove e divora in ogni direzione, va sotto il nome di discriminazione
sessuale. Come negare, ad esempio, che l’hashish più puro – Sputnik,
Zero-zero, chocolate – sia prodotto dalle ghiandole femminili della resina?

Poi, però, se tra rottami e cellofán giungi in auto nella valle del Rif,
un agosto segnato da una crocetta tatuata sul braccio destro del tuo giovane
amico Youssouf, ti rendi conto che il Cinquantasei è dietro
l’angolo, un po’ come l’impero dei Saadi e la presa di Fèz

Certe volte penso che la condizione degli eunuchi in Cina
sia, alla vecchia ascetica che sono diventata, la sola consolazione.
Prendevano i migliori, i più dotati, i più sensibili, i più poveri.
Così milioni di bambini evirati con in mano il loro scroto rugoso

Mi guardano dai bordi della strada per Chefchaouen, mentre
colonne di estasi e fumo si alzano dai loro corpi mutilati. “Rien que chasteté!
Rien que chasteté!”, sbraitano rincorrendo l’auto da cui due dirham,
come minuscole teste d’imperatore, rotolano sull’asfalto

* *      *     *    *

Puttane e molluschi

a Nora

Un po’ di carbonato di calcio, qualche pigmento
ed ecco il mio guscio di mollusco lontano dal mare
nel deserto dell’Atlante, allo stesso tempo autobiografia e arte,che rivela quanto
tempo ho vissuto, se in profondità o in superficie

Uno sconosciuto, un sonnambulo mi ha raccolto
nel mare di Essaouira. Prima di immergersi, la bruma
gli aveva invaso le orbite. Ma la vista conta poco in certi
ambienti, tra estroflessioni di bocche-proboscidi e prede-satellite     

Io allora ero molto snella, dotata di spine, il mantello corrugato.
Poco evoluta. A forma di cono, direi. Sapevo difendermi. Ricordo
che ero in grado di emettere una tossina paralizzante di cui ancor oggi
non esiste un antidoto. Ero una graziosa puttana assassina

Mietere vite altrui, con gli anni, dà al tuo carapace la forma
di un cuore. Non è affatto paradossale. Le mie vittime, per quanto
si adoperassero a penetrarmi con le loro sporgenze appuntite,
grosse protuberanze o cannucce simbiotiche, non mi davano nutrimento

Riuscivano soltanto a solleticare le mie valve, il mio amore
per il fango, per il ricatto, per il sopruso che viene dai suburbi
più abissali. Succhiavo il loro plancton erotico. Così diventavano come me,
conchiglie, ma vuote, che si cementavano sul mio guscio di collezionista

Come sia finita in questo deserto, così lontano dai miei fondali,
arpionata dalle dita di un erede di Palinuro, è, credo, semplice da capire.
Io appartengo alla famiglia delle portatrici di stranieri, xenophora
“Mai sentirsi a casa propria”. Ecco la mia autobiografia e l’opera

 © Masimo Rizzante
 


 

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