giovedì 7 luglio 2011

Los detectives salvajes

citazioni-


22 novembre
Mi svegliai a casa di Catalina O'Hara. Mentre facevo colazione molto presto (María non c'era, il resto della casa dormiva), con Catalina e suo figlio Davy, che doveva andare all'asilo, mi ricordai che la notte prima, quando ormai eravamo rimasti in pochi, Ernesto San Epifanio aveva detto che esisteva una letteratura eterosessuale, una letteratura omosessuale e una letteratura bisessuale. I romanzi, in genere, erano eterosessuali, la poesia, invece, era assolutamente omosessuale, i racconti, deduco, erano bisessuali, anche se questo non lo disse.


Nell'immenso oceano della poesia distingueva varie correnti: finocchioni, finocchie, finocchietti, pazze, busoni, velate, ninfi e fileni. Le due correnti principali, però, erano quelle dei finocchioni e delle finocchie. Walt Whitman, per esempio, era un poeta finocchione. Pablo Neruda, un poeta finocchia. William Blake era finocchione, senz'ombra di dubbio, e Octavio Paz finocchia. Borges era fileno, vale a dire che di colpo poteva essere finocchione e di colpo semplicemente asessuato. Rubén Darío era una pazza, anzi regina e paradigma delle pazze.

- Per quanto riguarda la poesia nella nostra lingua, certo - chiarì; - nel vasto mondo il paradigma continua a essere Verlaine il Generoso.

Una pazza, secondo San Epifanio, era più vicina al manicomio fiorito e alle allucinazioni in carne viva, mentre i finocchioni e le finocchie vagavano sincopatamente dall'etica all'estetica e viceversa. Cernuda, l'amato Cernuda, era un ninfo e in momenti di grande amarezza un poeta finocchione, mentre Guillén, Aleixandre e Alberti potevano essere considerati rispettivamente finocchietto, busone e finocchia. I poeti sul tipo di Carlos Pellicer erano, per regola generale, busoni, mentre i poeti come Tablada, Novo, Renato Leduc erano finocchietti. Di fatto, la poesia messicana mancava di poeti finocchioni, anche se qualche ottimista poteva pensare che lo fossero López Velarde o Efraín Huerta. Le finocchie, invece, abbondavano, da quel magnaccia (anche se per un secondo io sentii dire mafioso) di Díaz Mirón fino al cospicuo Homero Aridjis. Bisognava risalire a Amado Nervo (fischi) per trovare un vero poeta, ossia un poeta finocchio, e non un fileno come l'oggi famoso e riscoperto potosino Manuel José Othón, un trombone come non ce n'è. E parlando di tromboni: una velata era Manuel Acuña e un ninfo dei boschi della Grecia José Joaquín Pesado, sempiterni ruffiani di certa lirica messicana.

- E Efrén Rebolledo? - domandai io.

- Una finocchia di ultimissimo piano. La sua unica virtù è quella di essere se non il solo, il primo poeta messicano a pubblicare un libro a Tokyo, Rimas japonesas, 1909. Era un diplomatico, naturalmente.
Il panorama poetico, dopotutto, era essenzialmente la lotta (sotterranea), il risultato del conflitto fra poeti finocchioni e poeti finocchie per impadronirsi della parola. I finocchietti, secondo San Epifanio, erano poeti finocchioni nell'anima che per debolezza o comodità convivevano o si adattavano - anche se non sempre - ai parametri estetici e morali delle finocchie. In Spagna, in Francia e in Italia i poeti finocchie sono stati legione, diceva, al contrario di quanto potrebbe pensare un lettore non eccessivamente attento. Il fatto è che un poeta finocchione come Leopardi, per esempio, presta in qualche modo la sua energia a finocchie come Ungaretti, Montale e Quasimodo, il trio della morte.

- Allo stesso modo Pasolini rivernicia la finocchieria italiana attuale, si veda il caso del povero Sanguineti (con Pavese non mi ci metto, era una pazza triste, esemplare unico nella sua specie, e neppure con Dino Campana, che fa tavolo a parte, il tavolo delle pazze terminali). Per non parlare della Francia, gran calderone di divoratori, dove cento poeti finocchioni, da Villon fino alla nostra ammirata Sophie Podolski alimentarono, alimentano e alimenteranno col sangue delle loro tette diecimila poeti finocchie con la loro corte di fileni, ninfi, busoni e velate, eccelsi direttori di riviste letterarie, grandi traduttori, piccoli funzionari e grandissimi diplomatici del Regno delle Lettere (si veda, altrimenti, il penoso e sinistro discorrere dei poeti di Tel Quel). Per non parlare della finocchieria della Rivoluzione Russa dove, se dobbiamo essere sinceri, vi fu un solo poeta finocchione, uno solo[...]

da I detective selvaggi,  Sellerio, trad Maria Nicola

citato da Chiara valentina speziale ----
© 

Nessun commento: